Di seguito vengono esposti alcuni concetti chiave, non necessariamente i più importanti, relativi alla parola "guerra":
è uso più antico montare in armi a cavallo
e guidare col morso, e avere la destra spedita,
che tentare sulle bighe i dubbiosi rischi della guerra.
(Virgilio)
Il comune cavallo domestico, l'equus caballus, è il discendente di una razza originaria dell'Asia, che immigrò in europa circa un milione di anni fa. Nell'età del rame (4000 a.C.) ritroviamo i primi esempi di cavaliere, mentre circa mille anni dopo i Sumeri addomesticano la razza equus onager e la impegano nel traino dei carri. In seguito questo animale si diffonderà nella zona del mar Nero, in Europa centrale e infine in Asia Minore.
I cavalli si rivelano elementi fondamentali della strategia e della tattica militare, come forza trainante le bighe e come cavalleria vera e propria (1000 a.C.): la tecnica del cavalcare si evolverà in un lungo arco di tempo, infatti inizialmente l'assenza di sella e staffe ne permette un utilizzo solo ad arcieri e lanciatori di giavellotti, mentre l'introduzione di queste ultime (probabilmente inventate in Cina nel VI secolo d.C e giunte in Europa circa 150 anni più tardi) significa poter sfruttare pienamente la devastante forza di cavallo e cavaliere lanciati alla carica.
La cavalleria fu il fulcro degli eserciti medievali, costituita da cavalieri protetti da pesanti armature e lunghe lance. L'inevitabile declino si ebbe con l'introduzione delle armi da fuoco: tanto più le armi si evolvevano, tanto più i cavalli risultavano bersagli facili e inermi. Le ultime significative azioni di cavalleria risalgono al XIX secolo, anche se non mancano alcuni episodi (meno importanti) nel XX secolo.
Riferimenti letterari: Un interessante esempio di cavaliere al galoppo è usato da Dante nella Divina Commedia, come paragone verso Forese, nel momento in cui si conclude il discorso tra i due:
"Come fa il cavaliere di galoppo, quando esce di schiera per farsi onore come primo arrivato e presentarsi al primo scontro, così egli si partì da noi ad ampie falcate; ed io rimasi con Virgilio e Stazio, che furono nel mondo due grandi maestri."
Un'arma è un oggetto atto a recare danno o a difendersi da un'aggressione. Sebbene svariati arnesi possano essere considerati armi anche improprie, spesso la parola arma si riferisce a un qualcosa specificatamente progettato per offendere.
Pare che la clava sia stata la prima arma inventata dall'uomo, a cui seguirono scuri, coltelli, daghe e ogni tipo di strumento costruito sfruttando le nuove conoscenze sulla metallurgia.
L'invenzione della polvere da sparo nel XIV secolo segna un passo importante in un'evoluzione che renderà questi strumenti sempre più letali e pericolosi, con il passaggio dalle armi bianche e da lancio alle armi da fuoco.
Armi che sfruttano la potenza dell'esplosione per generare danni sono mine, bombe, missili ecc., mentre nel XX secolo si introduce per la prima volta il concetto di armi di distruzione di massa.
La strategia, nella sua accezione militare, fa riferimento all'arte di utilizzare le risorse disponibili ai fini della guerra, non soltanto per quanto riguarda le battaglie, ma in un'accezione più vasta e completa: la sottomissione del nemico non viene perseguita solamente tramite gli scontri armati, ma anche attraverso altri fattori non prettamente bellici. La strategia si occupa di studiare un piano generale della guerra, non soltanto sotto l'aspetto militare. E' una branca dell'arte militare.
Riferimenti letterari: Il più antico trattato di strategia militare è "
L'arte della guerra" di
Sun Tzu, risalente al VI secolo a.C.: si tratta di un'opera fondamentale, di enorme influenza sia nel mondo orientale che occidentale, dal quale hanno tratto ispirazione personaggi chiave come
Napoleone Bonaparte. La seguente massima esprime l'essenza del concetto di strategia militare:
"Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere"
( Sun Tzu, L'arte della guerra).
Fonti:
Vittorio MARCHIS, Storia delle macchine, Roma-Bari: Edizioni Laterza, 2005.